Non entriamo nel merito medico/scientifico per quanto sta accadendo in Italia e nel mondo sul Coronavirus, ma riteniamo interessante approfondire la questione lavoro in un contesto in cui le aziende, attraverso un decreto, hanno dovuto forzatamente testare quello che comunemente viene definito “smart working”, “telelavoro”, “lavoro da remoto”, “lavoro agile” o semplicemente “lavoro da casa”.

Le direttive, soprattutto nel Nord Italia, sono di evitare gli spostamenti quando possibile e le stesse attività che ne hanno la possibilità hanno informato i propri dipendenti di rimanere a casa per limitare i contatti e il potenziale espandersi del virus.

Dunque paradossalmente questa situazione ha fatto emergere due aspetti positivi da considerare e approfondire:

–       In primo luogo ha rinfrescato le menti sui buoni comportamenti igienico-sanitario che si devono tenere quando si vive in società, tenendo presente alcune norme semplici che non tutti però adottano, come il lavarsi le mani o tossire sul gomito;

–       Ciò che interessa in questa sede è l’aspetto sociale che sta coinvolgendo il mondo del lavoro, costretto a mettersi alla prova con un sistema di cui da tempo ci si riempiva la bocca ma che in pochi finora hanno avuto il coraggio di testare: lo smart working.

Per far capire quanto la questione sia d’impatto sulla società basti vedere un dato incredibile che viene dalla Cina dove il Coronavirus ha ridotto le emissioni di CO2 di oltre un quarto. E’ ovvio che i motivi di questo calo hanno origine principalmente dalla diminuzione dell’utilizzo di carbone nelle centrali elettriche, della produzione delle raffinerie di petrolio, di prodotti in acciaio, dal drastico calo del voli nazionali, ma non possiamo non considerare anche  l’inquinamento generato ad esempio anche dal traffico su strada.

Tornando a noi, è sorprendente come in poco tempo i lavoratori si siano trovati finalmente a sperimentare una nuova organizzazione del lavoro che certamente, spenti i riflettori sulle preoccupazioni del dilagarsi del coronavirus, porterà molte attività a ripensare il sistema lavoro soprattutto al Nord Italia, dove il tessuto sociale è da sempre pronto ad accogliere il futuro e i cambiamenti.  Per il settore del Digital Marketing in realtà tutto questo non è nulla di nuovo sotto il sole, trattandosi di un ambito relativamente recente in cui è implicito un meccanismo di lavoro fluido e costantemente aggiornato.

SMART WORKING: ASPETTI NEGATI E RISPARMIO DI TEMPO E COSTI

Tra gli aspetti negativi che stanno emergendo, la sicurezza dei dati aziendali è al primo posto, seguito dall’impreparazione mentale nell’organizzare il lavoro in modo efficace e senza perdita di tempo, o l’apparente impossibilità di lavorare in team. La realtà è che questi limiti sono solo “ostacoli”, soprattutto per aziende poco avvezze all’innovazione, superabili con la tecnologia, tool, social, piattaforme virtuali.

Per il resto si è calcolato un risparmio di tempo per gli spostamenti da ufficio a casa tra i 60 e 90 minuti al giorno. Ovviamente dipende dai luoghi in cui si lavora, a Roma, ad esempio, il trasporto pubblico locale non è puntuale e le distanze possono essere molto dilatate.

Il tempo risparmiato in linea di massima viene impiegato così:

– Per il 50% in famiglia;

– 25% lavorando;

– 25% per hobby e sport.

Il risparmio non è solo per il dipendente, ma anche per l’azienda che adotta questo sistema di lavoro. In questo caso il risparmio non è di tempo ma economico, in costi fissi come per gestione di immobili ed energia.

Come già dimostrato in diverse realtà del nord Europa per le imprese, anche piccole e medie, la flessibilità del lavoratore genera elevati livelli di produttività e allo stesso tempo porta un guadagno sociale in termini di vita privata, un bene immateriale talmente prezioso da non avere valore.

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