In questi giorni si è straparlato della Manovra e dei suoi provvedimenti per incoraggiare la rivoluzione digitale in Italia, ma non tutti hanno capito di cosa si tratta. L’Alsolved ha stilato un elenco per semplificare e chiarire i punti fondamentali.

Quando in Italia si sente parlare di “Industria 4.0 e Internet delle Cose” come opportunità per la crescita di piccole e medie imprese in molti sono ancora scettici e proiettano questa realtà nel futuro come se fosse una visione.

Diciamoci la verità, il nostro paese è ancora terribilmente indietro tanto che le stesse agenzie di digital marketing, rivolte al futuro per professione, devono in alcuni casi trattenere le proprie potenzialità per un mercato italiano non ancora in grado di comprendere a pieno il fenomeno web nella vita di tutti i giorni.

Pur riconoscendo questa lentezza di vedute, dovute all’incapacità di fare sistema, Marco Fanizzi, vicepresidente Enterprise Sales e Managing Director per l’Italia di Dell EMC, ha recentemente sostenuto con ottimismo che esistono delle grandi opportunità nel settore

dell’innovazione tecnologica “L’Internet delle cose sta già cambiando il modo di lavorare: negli Stati Uniti il 35% delle società di manifattura sta già utilizzando l’IoT, la sensoristica. Gli altri settori sono quelli della demotica, delle smart city e dell’healthcare in generale”.

E ancora “L’IoT nel 2016 rappresentava un mercato di circa 16 miliardi di dollari a livello mondiale. Per il 2023 è previsto che il mercato cresca fino a 200 miliardi di dollari, ed è sottostimato”. Un periodo in cui bisogna spingere sull’acceleratore visto che quello che chiamiamo futuro in altre realtà è già passato.

Secondo Maurizio Gardini, presidente di Confocooperative, bisogna puntare « a un investimento straordinario nella formazione e nell’istruzione partendo anche dai banchi di scuola. In Italia, solo l’8,3% dei lavoratori sono impegnati in programmi di formazione permanente, al di sotto della media europea del 10,8%».

L’importanza di una nuova cultura della formazione professionale è stata sottolineata anche da Marco Bussoni, presidente di Confesercenti: « Una formazione continua eviterebbe di fare investimenti sbagliati. Sono anni che presentiamo richieste, ma la risposta della politica è sempre che gli imprenditori paghino da sé. Questa è miopia, è necessario un processo culturale che porta ad acquisire le competenze».

Un report sulla percezione dei dirigenti riguardo all’avanzamento delle tecnologie 4.0 nelle imprese italiane stilato dalla società di management consulting Deloitte, rileva che solo il 18% degli investimenti è destinato allo sviluppo delle risorse umane, in contrasto con il dato globale del 40%. Secondo lo studio, la maggior delle risorse è destinata alle nuove tecnologie relative ai processi (59%), al supporto ai clienti (54%) e alla produzione (38%).

Questo è il quadro generale all’indomani di una manovra di bilancio 2019 in cui si è molto parlato di innovazione e tecnologie digitali. Non è questa la sede per aprire un dibattito politico e riteniamo importante solo spiegare a punti quali iniziative il governo ha intenzione di avviare per permettere all’Italia di decollare. I risultati si potranno analizzare solo in un secondo momento.

LA MANOVRA DI BILANCIO 2019 PER PUNTI:

Secondo la Manovra 2019 gli interventi sia per il piano Industria 4.0. che per Formazione 4.0 verranno rimodulati verso le piccole e medie imprese (Pmi). Di seguito elenchiamo gli obiettivi principali cui puntano i nostri amministratori:

·      Nel capitolo ”tecnologie emergenti” è scritto che si vogliono impegnare 45 milioni in tre anni, in aggiunta ai 40 milioni già stanziati per la sperimentazione in ambito “intelligenza artificiale, blockchain e internet of things”, per la sperimentazione delle tecnologie emergenti da parte del ministero dello Sviluppo economico».

·      In arrivo un voucher fino a 40mila euro per le Pmi che «vogliano avvalersi della consulenza di manager dell’innovazione per trasformare e migliorare il proprio business».

·      L’introduzione della «figura del “business angel” qualificato come soggetto che in maniera diretta o indiretta abbia investito almeno 40mila euro nell’ultimo triennio».

·      Al capitolo “start up e venture capital” si è parlato di 90 mln nei primi 3 anni per il Fondo Mise a sostegno del venture capital con la possibilità di autorizzare la cessione di Invitalia ventures a Cassa depositi e prestiti per creare un vasto fondo di venture capital pubblico per il sostegno e lo sviluppo delle startup e scale-up italiane.

·      E’ previsto che nell’ambito dei piani individuali di risparmio si possa investire in fondi di venture capital prevedendo una soglia minima del 5% degli investimenti qualificati.

·      C’è poi la previsione che «non meno del 15% delle entrate dello Stato derivanti dagli utili o dividendi delle società partecipate dovranno essere destinati ad investimenti in fondi di venture capital.

·      Per rendere attrattivo l’investimento in startup innovative, il provvedimento punta ad innalzare le soglie delle detrazioni fiscali previste dal decreto 179/2012 dal 30% al 40% per gli investimenti semplici e dal 30% al 50% nel caso di acquisizione dell’intero capitale sociale di una startup innovativa.

·      Sono stati stanziati anche oltre 200 milioni di euro per garantire l’adesione dell’Italia ad un progetto europeo per lo sviluppo della microelettronica che vedrà coinvolte importanti realtà industriali operanti in Italia.

·      I crediti di imposta sono fissati del 50% per le piccole imprese e del 40% per le medie, con un tetto di spesa annuale di 300.000 euro, del 30% per le grandi aziende con un tetto annuo di 200.000 euro.

CLOUD, TV 4.0, RADIO DIGITALE

·      Saranno incluse tra le spese agevolabili nell’ambito di Industria 4.0. i costi sostenuti per l’accesso a soluzioni in cloud.

·      80 milioni di euro in due anni saranno destinati all’acquisto di decoder e smart tv per i programmi di innovazione tecnologica e digitale Rai e 9 milioni per la creazione del ”Tecnopolo del Mediterraneo” con sede a Taranto.

·      Nell’ambito del tavolo Tv 4.0. istituito presso il Mise si è rivisto il piano di refarming della banda 700, fondamentale per lo sviluppo del 5G, senza che i cittadini dovranno cambiare le antenne per la ricezione dei canali Rai regionali.

·      Tra i provvedimenti decisi, anche la destinazione di frequenze dedicate per lo sviluppo della radio digitale.

Per chiarire quanto detto in questi giorni, abbiamo voluto semplificare in punti le decisioni prese dal “tavolo” per incoraggiare la rivoluzione digitale in Italia.  E’ ovvio che per dare un senso a incentivi e agevolazioni e far sì che tutti questi provvedimenti abbiano frutti duraturi, è necessaria una rivoluzione nella mentalità imprenditoriale e politica, dando priorità alla formazione digitale di intere generazioni, dalle più giovani alle più mature ancora a lavoro.

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